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"Conoscenza e sviluppo", questo il titolo della conferenza annuale di Éupolis Lombardia, l'Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia, tenutasi il 31 gennaio a Milano.
Durante la conferenza è stato presentato il Rapporto OECD sulla Lombardia: fra il 2008 e il 2011 l'OECD ha svolto la seconda edizione della review 'Higher Education in Regional and City Development', che ha coinvolto 25 città e Regioni in 11 Paesi: per l'Italia è stata esaminata la Lombardia. L'obiettivo della ricerca è stato quello di analizzare gli effetti del sistema universitario e dell'alta formazione sullo sviluppo regionale: tra i risultati più significativi la collocazione della Lombardia al terzo posto tra le 25 migliori Regioni in Europa nel settore dei beni e servizi creativi e culturali (moda e design).
Dai numeri emerge un buon posizionamento della Regione: nei settori moda e design risultano occupate 195.848 persone, con un rapporto tra occupati nelle industrie creative rispetto al totale lavoratori pari a 1,28, dato tra i più elevati nelle Regioni europee prese in esame. Per ciò che concerne il settore dell'advertising, la Lombardia, con 30.020 occupati si colloca al secondo posto dopo Île de France.
Quanto al sistema universitario, il Rapporto sottolinea la concentrazione di atenei a Milano: in città ci sono 8 delle 15 università lombarde (185.697 universitari, pari al 90,7% del dato regionale), con 56 facoltà su 82 in Lombardia e 182 centri di ricerca su 292. Nel 2010 il sistema lombardo ha assorbito 35.300 laureati rispetto ai 32.500 del 2009 (con un incremento dell'8,4 %). La percentuale di laureati che in Lombardia lavora a distanza di 3 anni dal conseguimento del titolo di studio è dell'86%, ma scende al 70 % tra coloro che lavorano in modo continuativo. In miglioramento anche i numeri sul livello di istruzione degli immigrati in Lombardia, anche se non sono state ancora attuare politiche di sistema per attrarre i cosiddetti 'knowledge workers': nel 2009 il 45% risulta avere un titolo di scuola secondaria e il 14,2% un titolo superiore. Più problematico, invece, il tema del lifelong learning, con un invito rivolto soprattutto alle università a progettare modelli flessibili che consentano una più facile conciliazione studio-lavoro. In conclusione del Rapporto alcune raccomandazioni: la necessità di lavorare più e meglio sul trasferimento tecnologico fra ricerca, imprese e istituzioni e di ripensare in maniera sistemica alla formazione universitaria affinché sia sempre più orientata a dare una formazione in linea con le richieste di un'economia competitiva, globalizzata e centrata sulla conoscenza.
Simona Miano (14 febbraio 2012)
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