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segnalato da Freeonline.it
«Il voto alle donne è un cambiamento epocale»
Arabia Saudita
 


«Un grosso passo avanti che aprirà nuove prospettive di crescita e di avanzamento per la partecipazione delle donne alla vita civile dell'Arabia Saudita». Haifa Jamal Al-Lail, presidentessa dell'ateneo privato femminile Effat University, con sede a Jeddah, promosso dalla Casa reale saudita (http://www.effatuniversity.edu.sa), commenta in un colloquio con "Universitas" l'annuncio da parte del re Abdullah bin Abdul Aziz che tra quattro anni anche le donne potranno votare, candidarsi alle elezioni municipali e far parte della Shura, l'organismo consultivo che affianca il potere del re (http://www.asianews.it/notizie-it/Ryadh:-anche-le-donne-potranno-votare.-Ma-fra-quattro-anni-22732.html). Il 29 settembre si sono tenute le elezioni municipali - le seconde mai tenute in Arabia Saudita - dalle quali tuttavia le donne sono escluse.

Sociologa esperta in Pubblica amministrazione, 51 anni, Jamal Al Lail è stata fra le fondatrici nel 2004 del network Women's Education Worlwide, istituito fra una quarantina di università e residenze universitarie femminili dei cinque continenti per aumentare la presenza di donne leader nella vita politica, economica e culturale dei vari paesi.

 

In Arabia Saudita le donne non possono accedere a parecchie professioni. Come giudica l'annuncio del diritto di voto?

Credo che si tratti di un grosso passo avanti e penso che sia ancora più importante la possibilità di esser nominate membri del Consiglio consultivo della Shura: poter partecipare al processo decisionale con la proposta di leggi certamente migliorerà la partecipazione delle donne alla vita politica ed economica del Paese e quindi la nostra condizione generale. La considero perciò una grande vittoria per tutti coloro che in questi anni si sono battuti per il diritto di voto.

Eppure alcune attiviste sue connazionali lo considerano solo un gesto di propaganda per ridurre le tensioni sociali. Come lo spiega?

I cambiamenti non avvengono dall'oggi al domani: questo è un primo passo, ne seguiranno altri. Il fatto però di essere presenti nei consigli municipali farà sentire sempre di più la voce delle donne e rispettare sempre di più i nostri diritti. Le donne sono la metà della popolazione, questo passo ci renderà un po' più rappresentate.

Come fa a insegnare la leadership alle sue studentesse, mentre così tante restrizioni vengono poste al loro diritto allo studio e al lavoro?

Oggi le donne in Arabia Saudita hanno la possibilità di accedere a facoltà universitarie da cui trent'anni fa erano escluse: le donne della mia generazione non hanno potuto studiare né Ingegneria, né Scienze politiche. Impossibile avere una donna architetto. Ma oggi, grazie a un decreto del re di alcuni anni, fa tutto questo è possibile. Certamente le nostre leggi sono contrarie alle donne, e questo resta l'ostacolo più grande per noi. Le cose lentamente stanno cambiando e non c'è dubbio che siamo in cammino per un miglioramento generale. 

Lei è stata tra le fondatrici del Women's Education Worldwide. Quali risultati sono stati raggiunti in questi sette anni?

Uno dei risultati importanti è il vederci tutti gli anni per capire come possiamo mettere in contatto le nostre studentesse, come ci possiamo aiutare a vicenda a far avanzare la condizione delle donne nei vari paesi, come mettere a frutto quello scambio di buone pratiche e di idee così fecondo che abbiamo nei nostri incontri.

Lei ha studiato parecchi anni in California. Quali sono gli aspetti che pensa valga la pena prendere dalla cultura occidentale?

Quando io ho studiato negli Usa la situazione era comunque diversa da quella di oggi. C'è molto da fare per le donne in tutto il mondo e il contributo che possono dare le università è formidabile. Del resto non tutto nel mondo occidentale è meglio che nei paesi islamici per le donne: qui in Arabia Saudita, ad esempio, a parità di mansione le donne hanno la stessa retribuzione.

Ma il tasso di occupazione femminile non è uno dei più bassi del mondo, visto che i lavoratori sono nell'85% uomini?

D'accordo, forse avremo meno opportunità, ma a parità di posizione professionale godiamo di parità di salario, lo stesso quindi degli uomini: il che non è così scontato negli altri paesi.

Quali consigli rivolge alle sue studentesse per diventare delle leader?

La prima cosa che dico sempre è di ancorarsi all'etica islamica, di restare fedeli alla loro identità e alle loro radici. In secondo luogo: aprire la mente al mondo, essere ricettive, conoscere le altre culture, sforzarsi di apprendere e di trarre il meglio da ogni incontro ed esperienza. In terzo luogo: imparare ad affrontare le difficoltà e gli insuccessi. Quel che ripeto sempre è che quel che conta è l'impegno personale, il vivere con intensità sia lo studio che il lavoro e comunque cercare la crescita e il miglioramento costante. Qui alla Effat University abbiamo il programma "Effat ambassadors" che prevede lo scambio internazionale per le nostre migliori laureate e, insieme ai laboratori e alle attività extracurriculari, è il fiore all'occhiello di tutto quel che facciamo.

Come guarda alla "Primavera araba" e al vento di cambiamento che soffia nel Nord Africa e in Medio Oriente?

Questi cambiamenti erano attesi da molti anni. I giovani con meno di 30 anni rappresentano tra il 40 e il 60% della popolazione nei nostri paesi: dobbiamo dunque ascoltare le loro richieste. La gioventù è una parte talmente importante delle nostre società e del nostro futuro che non possiamo far finta di ignorare quello che sta accadendo.

 

 

Manuela Borraccino
(ottobre 2011)

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