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Il database on line "Noi Italia 2011", reso accessibile dall'Istat nei giorni scorsi, riassume in 120 schede statistiche la situazione socio-economica del nostro Paese, offrendo un quadro d'insieme che spazia dall'economia alla cultura, dal mercato del lavoro alle condizioni economiche delle famiglie, dalle infrastrutture alla finanza pubblica, dall'ambiente alle tecnologie e all'innovazione.
Di particolare interesse l'analisi delle attività formative e di ricerca. L'Italia appare infatti ancora lontana dalla percentuale minima della popolazione tra i 30 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio universitario o equivalente fissata dalla Strategia Europa 2020 (40%)[1]. La spesa in istruzione e formazione, che nel 2008 è stata pari al 4,6% del Pil, differisce di mezzo punto percentuale rispetto alla media europea (5,2%), mentre risulta più penalizzato l'indice della spesa per ricerca e sviluppo (1,23% del Pil nel 2008).
Il numero dei laureati in discipline tecnico-scientifiche (circa 12 ogni 1.000 abitanti in età compresa tra i 20 e i 29 anni) rimane ancora inferiore alla media europea. Gli addetti alla ricerca e sviluppo (4 ogni 1.000 abitanti) risultano inferiori di quasi un punto percentuale rispetto alla media UE.
Nei primi cinque anni del 2000 è stata rilevata una certa crescita in relazione al numero di richieste di brevetto (circa 4.900) presentate nel 2006 all'Epo (European Patent Office), ma ancora insufficienti per adeguare l'Italia agli altri paesi comunitari.
I dati più allarmanti riguardano l'inserimento occupazionale dei giovani: nel 2009 l'indice di disoccupazione dei 15-24enni è stato del 25,4% (19,8% la media europea), mentre i Neet (Not in Education, Employment or Training), giovani non inseriti in un percorso scolastico-formativo o impegnati in un'attività lavorativa, hanno raggiunto i 2 milioni.
Il sito Noi Italia 2011: http://noi-italia.istat.it.
Maria Luisa Marino
[1] Nel 2009 quasi la metà dei paesi dell'Unione europea (fra gli altri Cipro, Francia, Belgio, Regno unito e i paesi nord-europei) ha già raggiunto o superato tale obiettivo, mentre il valore percentuale italiano (19%), pur segnando un incremento di 3,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente, rimane di 13 punti inferiore alla media UE.
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