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segnalato da Freeonline.it
Francia Il fenomeno degli abbandoni universitari
Osservatorio nazionale della vita studentesca
 


Secondo l’Ove, l’Osservatorio Nazionale della vita studentesca, in Francia su cinque studenti che iniziano gli studi superiori uno non consegue il titolo. L’Ove è molto conosciuta per le indagini su larga scala che conduce dal 1994 sulle condizioni di vita e lavorative degli studenti di tutte le università francesi e delle altre istituzioni di istruzione superiore. Per il suo rapporto Sortir sans diplôme de l'université (Lasciare senza un diploma universitario), vari ricercatori provenienti da Dijon, Rennes, Caen e Marne-la-Vallée vicino Parigi hanno intervistato un campione di ragazzi che hanno abbandonato l’università senza conseguire un titolo e non si sono più iscritti per almeno un altro anno.
Secondo gli ultimi dati del Centro di studi e ricerche sulle qualifiche,Céreq, sono all’incirca 75.000 gli studenti che abbandonano gli studi. I ricercatori hanno notato una “diversità di esperienze” che dà prova che l’abbandono di rado avviene improvvisamente: possono infatti passare mesi e persino anni tra il momento in cui iniziano l’università e quello in cui lasciano definitivamente gli studi senza conseguire un diploma. Tutti gli studenti coinvolti nell’indagine hanno ottenuto il baccalaureat e hanno intrapreso gli studi superiori, abbandonandoli tra l’anno accademico 2002-03 e il 2005-06. Il 25 per cento ha trascorso un anno all’università, il 19 l’ha lasciata dopo 2 anni e  il 16 dopo 3 o più anni. Diversi i fattori in ballo:
-    Le iscrizioni in corsi “sbagliati”. Ci sono due tipologie di studenti che scelgono studi non adatti: quelli che, pur avendo ricevuto una normale istruzione scolastica e avendo scelto il corso universitario per un reale interesse in una data materia, non hanno avuto una guida sul contenuto dei corsi e sulle possibilità di carriera; e quelli che hanno ricevuto un’istruzione più “caotica” e, sebbene sembrassero ben informati, si sono iscritti a un dato corso non avendo superato la prova di ammissione in un’istituzione selettiva.
-    I nuovi metodi di lavoro cui gli studenti non riescono ad adattarsi. Rispetto alla  scuola superiore negli studi universitari vigono orari più rigorosi, c’è minore supervisione e una maggiore autodisciplina. Molti vedono nell’apparente libertà dell’università una “trappola” e non riescono a trovare la necessaria motivazione.
-    Attività extracurriculari in competizione con gli studi. Tutti i ragazzi coltivavano interessi paralleli come lo sport, la cultura e il lavoro retribuito.
Una volta lasciati gli studi, gli ex studenti hanno davanti a sé la possibilità di scegliere se tornare ad una qualche forma d’istruzione o cercare un lavoro più o meno stabile. 20 ragazzi erano ancora “alla ricerca di un progetto, provando vari lavori senza una reale motivazione, solo per “sopravvivere” e dare risposta alla forte pressione familiare”. Hanno sperimentato la disoccupazione continua, incapaci di vedere una via d’uscita, avendo fallito sia negli studi che nel lavoro.
Tuttavia non tutti i dati sono negativi; la relativa giovane età permette loro di guardare con ottimismo al futuro per progetti a breve termine, viaggi all’estero o una ripresa degli studi. La priorità di metà di loro è quella di trovare un lavoro che consenta loro di fare carriera, con un’adeguata formazione, ove fosse necessario. Non sono motivati a lavorare per ragioni di stabilità o indipendenza economica, bensì per accedere ad una particolare professione in un ambito sociale, culturale o sportivo di loro interesse. Molti decideva
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