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Il giuramento dell'Harvard Business School
Imprenditoria ed etica
 


“Agirò con la massima integrità e svolgerò il mio lavoro in maniere conforme all’etica”. “Gestirò la mia impresa in buona fede, evitando decisioni e comportamenti che favoriscano le mie personali ambizioni e compromettano l’impresa e le persone che vi lavorano”. Questa e altre promesse sono state fatte da 400 studenti dell’Harvard Business School lo scorso 3 giugno, la sera in cui hanno ricevuto il diploma di Master in Amministrazione delle imprese (MBA) insieme ad altri 500 alunni. Tale giuramento non ha carattere ufficiale per l’Università di Harvard. Nasce dall’idea di uno dei neodiplomati, Max Anderson, che in un solo mese di campagna ha ottenuto una larga adesione tra gli altri studenti. La crisi economica, con le notizie di comportamenti irresponsabili da parte dei gestori di banche e imprese, ha contributo ad un successo tanto rapido dell’iniziativa. Il giuramento, difatti, avverte: « La ricerca del proprio interesse è il motore vitale dell’economia capitalista ma l’avidità sfrenata può arrecare gravi danni». Di fronte all’idea, sostenuta da alcune autorità in materia, che l’unico dovere dell’ amministratore è quello di apportare il massimo beneficio agli azionisti, il preambolo afferma che il fine dell’MBA è “servire il bene comune”. Si legge nel secondo paragrafo: “Difenderò gli interessi dei miei azionisti, colleghi, clienti e la società in cui lavoro. Mi sforzerò di proteggere gli interessi di coloro che non hanno potere ma il cui benessere dipende dalle mie decisioni”.
La promessa di impegnarsi a “creare prosperità economica, sociale ed ecologica sostenibile in tutto il mondo” sembra eccessiva, seppur alla moda, per la maggior parte dei responsabili di un MBA. Tale giuramento aspira ad essere per gli amministratori delle imprese come quello di Ippocrate per i medici: ma, a differenza di quest’ultimo, contiene pochi precetti concreti, il che lo rende inefficace, come segnala The Economist. Il giuramento di Harvard diventa, però, più concreto in due punti. «Mi farò carico della responsabilità delle mie azioni e presenterò i risultati e i rischi della mia impresa in modo leale ed esatto. La mia intenzione non sarà quella di distorcere la verità, ma spiegarla in maniera trasparente e aiutare gli altri a capire come si prendono le decisioni che li coinvolgono» E l’altro punto : « Conoscerò e rispetterò, tanto nelle parole quanto nello spirito, le leggi e i doveri che reggono il mio comportamento, non li infrangerò, disprezzerò ed eviterò apertamente; cercherò di riformarli con mezzi rispettosi e accettabili ». Gli altri punti sono: assicurare le continua formazione professionale, propria e dei subalterni, e dar conto ai colleghi del rispetto del giuramento ed esigerlo dagli altri.
Il giuramento è rimasto aperto alla firma di tutti i professionisti del ramo. Fino ad ora hanno aderito più di 1200 laureati, anche di altre università e paesi.
Traduzione di Elena Cersosimo  da Aceprensa  
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