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Le interviste alle partecipanti alla prima edizione del Master Cimea-Cattolica
 


D: Le è stato utile frequentare la prima edizione di questo Master?

Cristina de Pace (Università di Padova): Ho sentito l'esigenza di frequentare un master come INTERHED perché la mia, sino a oggi, era una formazione fatta sul campo, una formazione data dall'esperienza degli anni. Mi mancava la vera e propria formazione, data da esperti del settore. Devo dire che il Master mi ha aiutata a rendere più solida la mia formazione, più sicura di come valutare, come muovermi, a chi rivolgermi nel dare la valutazione di un titolo estero.

Silvia Mangialardo (Università Politecnica delle Marche): Sono estremamente soddisfatta della mia partecipazione al Master. "Utile" è sicuramente riduttivo, poiché il Master non mi ha dato solo la possibilità di imparare tante cose nuove, utili, appunto, per il mio lavoro. Il risultato per me più interessante è che mi ha aperto la mente, mi ha permesso di capire come funziona l'istruzione superiore in altri paesi, e che possibilità abbiamo di collaborare con altre realtà a livello internazionale.

 

D: Quali sono stati, secondo Lei, gli aspetti più interessanti?

Cristina de Pace: Il confronto con le diverse esperienze dei colleghi di altre università, di altri uffici che quindi vedono altre fasi e altri aspetti dell'internazionalizzazione e che mi hanno aiutato sia a capire come nascono certi accordi, come arrivano certi studenti stranieri e, soprattutto, come il mio ufficio possa modificare o confermare le procedure di gestione degli studenti stranieri e dei titoli esteri. Ho trovato molto interessante anche l'intervento di alcuni docenti addentro il mondo della valutazione titoli e il confronto fra Paesi.

Silvia Mangialardo: Se parliamo di "argomenti", quelli che ho trovato più interessanti sono quelli riguardanti l'istruzione superiore di altri paesi e, soprattutto, la collaborazione internazionale con altre istituzioni, i network e le possibilità di finanziamento in ambito internazionale. Interessante anche la possibilità data a noi corsisti di "fare rete", di confrontarci e di scambiarci esperienze (questa è stata sicuramente la parte più interessante); inoltre la presenza, tra il corpo docente, di personalità provenienti da istituzioni e/o associazioni con le quali mi capita di interloquire per il mio lavoro mi ha permesso di capire meglio il funzionamento di tali istituzioni e associazioni e, conseguentemente, di adottare il giusto atteggiamento verso di loro per raggiungere i risultati voluti.  

 

D: Come giudica la preparazione dei docenti, la completezza della documentazione e l'idoneità delle strutture di supporto?

Cristina de Pace: In generale buona, anche se potrei suggerire di rivedere l'organizzazione della docenza al Summer Camp. Buone le strutture a supporto, anche se nel secondo semestre a mio avviso è mancata un po' l'organizzazione degli incontri in presenza, intendo l'informazione in anticipo su argomenti che sarebbero stati trattati a lezione, sui docenti che sarebbero stati presenti.

Silvia Mangialardo: I docenti mi sembravano tutti molto preparati, tutti molto esperti del proprio settore di riferimento. Devo dire che anche la documentazione usata nel corso delle lezioni ed inviata ai corsisti era sempre completa e precisa. Sicuramente l'uso della piattaforma blackboard ha facilitato l'accesso ai materiali. Direi quindi che le strutture di supporto hanno funzionato molto bene.

 

Consiglierebbe di frequentare questo Master?

Cristina de Pace: Lo consiglio sia a chi come me lavora nelle segreterie di una università, sia a chi lavora in uffici che si occupano di relazioni internazionali, di accordi internazionali. Comunque a persone che già lavorino nell'ambito universitario, perché per frequentare questo tipo di Master è indispensabile conoscere almeno un po' la realtà universitaria. Grazie ai colleghi e allo staff per questa bella esperienza.

Silvia Mangialardo: Lo consiglierei a molti miei colleghi, soprattutto a coloro che hanno bisogno di "aprirsi un po' la mente", di mettersi in gioco e confrontarsi con altre persone e realtà. Il percorso è stato abbastanza lungo (non direi faticoso), all'inizio sembrava tutto abbastanza complicato, ma se mi guardo indietro mi accorgo che è finito tutto troppo in fretta (come spesso accade con le esperienze positive).

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