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Il 28 luglio, in conferenza stampa, il ministro Gelmini (MIUR) e il ministro Fazio (Salute) hanno presentato i progetti di riforma del percorso di studi in Medicina. I provvedimenti, che dovranno essere messi per iscritto in un futuro decreto ministeriale, hanno gli obiettivi di rafforzare la qualità della formazione specialistica post laurea, rendere gli specializzandi operativi nell'attività professionale in modo più rapido e accorciare la durata del percorso di studi.
La criticità principale, che ha mosso i due ministeri a collaborare per una revisione generale, è l'eccessiva durata del percorso che porta uno studente a diventare medico professionista (attualmente 12 o 13 anni: 6 di università, 1 di attesa per l'esame di Stato per entrare nella scuola di specializzazione, 5 o 6 di specializzazione).
In concreto, i provvedimenti per la riforma del percorso di studi riguardano: la formazione degli specializzandi; il dottorato di ricerca; la laurea magistrale. È previsto che le scuole di specializzazione medica durino un anno in meno rispetto alla situazione attuale. In particolare, le specialità chirurgiche passeranno da 6 a 5 anni, quelle mediche da 5 a 4 anni e quelle dell'area dei servizi clinici da 4 a 3 anni. L'obiettivo è quello di avvicinare la durata della specializzazione a quella prevista dal modello europeo con la Direttiva 2005/36/CE. La riforma consentirà allo specializzando all'ultimo anno di poter svolgere contemporaneamente anche il dottorato di ricerca, accorciando così di un ulteriore anno l'ingresso dello studente nel mondo del lavoro. La riforma prevede anche il ruolo abilitante della laurea con il tirocinio di tre mesi, indispensabile per poter partecipare all'esame di Stato e che attualmente viene svolto dopo il conseguimento del titolo, conglobato all'interno del percorso di studi. La durata del corso di studi in Medicina rimarrà stabile a 6 anni, durata condivisa da tutti i paesi europei.
Ecco alcuni commenti dei soggetti principalmente interessati.
Per Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCEO), la riduzione del periodo di studi sarà "un'iniziativa utile, se ben studiata" e ha ricordato l'importanza di intervenire prima di tutto sulle scuole di specializzazione, migliorandone e potenziandone le attività professionalizzanti.
Per Luigi Frati, rettore della Sapienza Università di Roma, la riduzione della durata della specializzazione sarà utile per aumentare il numero di posti disponibili nelle scuole (da 5.000 a 6.000) e per ovviare alla carenza di specializzandi.
Andrea Lenzi, presidente del CUN, ha evidenziato la necessità di ridefinire gli ordinamenti delle scuole di specializzazione per prevedere una maggiore partecipazione degli specializzandi all'attività professionale (formazione teorica e attività "sul campo").
Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica, ha espresso parere favorevole alla riforma, purché non soddisfi solo l'esigenza di avere un maggior numero di laureati nei prossimi anni e ovviare alla futura carenza di medici, già predetta nei mesi scorsi.
Pierino Di Silverio, presidente di Federspecializzandi, ritiene che sia più urgente aumentare i fondi alle scuole migliori prima di ridurne la durata e propone l'ipotesi del concorso nazionale per l'accesso alle Scuole di specializzazione, in grado di aumentare la meritocrazia e di premiare il merito non solo dei giovani medici ma anche delle strutture formative.
Danilo Gentilozzi
(Fonti: La Repubblica - 12 luglio 2011, Il Giornale - 29 luglio 2011, Il Sole 24 Ore "Sanità" - 1 agosto 2011)
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